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Leao: “Provai a portare Cancelo al Milan: andò così! Per essere top devo segnare di più, Ibra…”

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Parla Rafael Leao. L'attaccante del Milan ha rilasciato un'intervista esclusiva a Fabrizio Romano, queste le sue parole con alcuni retroscena.
Andrea Agostinelli

Parla Rafael Leao. L'attaccante del Milan ha rilasciato un'intervista esclusiva a Fabrizio Romano, grazie a Sport.xyz. Queste le sue parole con alcuni retroscena.

CANCELO - "Una volta in nazionale stavo parlando con Cancelo perché aveva giocato per l'Inter. Mi disse che gli era piaciuta Milano, che gli era piaciuta l'atmosfera delle partite contro il Milan e che da bambino gli piaceva come squadra. Allora gli dissi di venire qui. Mi disse che era difficile, lui all'epoca giocava per il Manchester City e che era difficile per lui. Ma ci ho provato. La nostra visione al Milan è quella di avere giocatori giovani e di talento e Cancelo sarebbe stato perfetto".


ESEMPIO - "Sono giovane e so che molti bambini coltivano il sogno di diventare calciatori. Per cui ho voluto aiutarli registrando dei video che possano essere di loro aiuto durante gli allenamenti. Faccio vedere delle piccole cose che però sono fondamentali in campo e loro possono migliorare. Per me è istinto, l'ho sviluppato giocando in strada con i miei amici oppure cercando di ripetere quello che facevano i miei idoli. Ora cerco di migliorare nella finalizzazione perché mi sento un attaccante e devi essere freddo in quei momenti".

CRISTIANORONALDO - "Non è una questione di talento ma di mentalità, come ti prepari nel corso della settimana prima di un allenamento o prima di una partita. Sono orgoglioso di giocare con lui in nazionale, siamo tanti giocatori giovani e per tutti noi è un piacere averlo con noi".

TIFOSI MILAN - "Quando sono arrivato, le mie prime partite non sono state ottime sul piano della qualità ma ho sentito il supporto dei tifosi. Il mister non mi metteva sempre in campo e per me è stato difficile ma sapevo che venendo al Milan avrei trovato giocatori di grande qualità. Nella mia testa però sapevo che sarei dovuto rimanere concentrato così mi sarei migliorato. Ho aspettato la mia opportunità. I tifosi sapevano cosa sarei stato in grado di fare ma dovevo spingere di più. Il Milan è un club storico, hanno vinto tante Champions League e hanno avuto giocatori leggendari. Dovevo dimostrare anche ai tifosi che non era solo una questione di talento ma anche di passione".

GOL - "Credo di poter segnare più gol e per essere il top devo segnare, devo essere più deciso davanti alla porta".

IBRAHIMOVIC - "Mi ha aiutato sul piano della mentalità. Ad esempio in allenamento, in piccole cose come il controllo e il passaggio perché alle volte dopo un dribbling potrei fare un passaggio comodo. Lui mi ha aiutato ad essere più concentrato davanti alla porta, a calciare meglio dopo aver superato un difensore. Sapeva che sarei stato in grado di fare la differenza se fossi stato concentrato in campo. A volte ero nervoso in partita e lui mi aiutava dicendo che prima o poi il mio momento sarebbe arrivato. Quando hai un compagno di squadra come lui che ti dice questo tipo di incoraggiamenti, ti senti più motivato e in fiducia per provarci di nuovo".

PASSIONI - "È tutta una questione di tempistiche. Se gioco il sabato, il venerdì o il giovedì non lo passo in studio perché il focus deve essere sul campo. Se invece il mister ci lascia due giorni liberi, posso fare quello che mi piace. È tutta una questione di tempistiche e a volte dipende tutto da come mi sento in quel momento. Può succedere che io non abbia giocato bene e allora comincio a scrivere della mia vita, di come mi sento in quel momento. E' un hobby ma anche un posto in cui posso essere me stesso".

MILAN - "Il Milan ha tutto. Lo stadio, i tifosi, la passione, la città. Tutto".

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