E Gasperini è uno che picchia parecchio.
“Ho già imparato molto, abbiamo lavorato su come ricevere palla. Qui all’Atalanta la punta centrale è utilizzata come perno avanzato della manovra: mi piace, ma devo abituarmi a movimenti e schemi diversi”.
Come si descriverebbe come attaccante?
“Sono grosso, potente, mi muovo bene nonostante la stazza, e sono bravo in area di rigore: è la mia qualità migliore, sia sui palloni aerei, sia a terra. Del resto ho sempre giocato da attaccante, fin da quando ero piccolo”.
Quando ha iniziato?
“A 5 anni, e non ho mai praticato altri sport, anche se mio padre ha giocato a pallamano a discreti livelli. Ora lavora con i computer, ma non ci ho mai capito molto, mentre mia madre insegna sociologia”.
Qualcuno è convinto che Cornelius e Petagna siano in concorrenza.
“Beh, all’aspetto siamo simili, non c’è dubbio. Non siamo lo stesso tipo di giocatore, ma sono qui da troppo poco per dare un giudizio su di lui”.
Chi l’ha impressionata di questa Atalanta?
“Il livello è alto e al top c’è il Papu Gomez. Ho visto qualche partita dell’anno scorso, ha fatto cose pazzesche. Lui è la stella di questa squadra”.
Con Toloi, Masiello e Caldara sta imparando che tipo di difensori si troverà di fronte in Italia.
“Sono abituato a difensori fisici, la differenza è che qui si gioca spesso a 3 dietro quindi i difensori possono essere più aggressivi: se non trovi il giusto spazio ne hai sempre uno alle calcagna. È un’altra cosa a cui mi devo abituare”.
E’ già abituato invece alle coppe europee, a differenza di quasi tutti i suoi compagni: oltre 30 presenze tra Champions ed Europa League, preliminari compresi. Qualcuno le ha chiesto suggerimenti?
“No, nessuno. Ma se dovessi dire qualcosa, il mio consiglio sarebbe di dare agli avversari europei qualcosa che non fanno nel loro campionato”.
L’Atalanta lo fa già in Italia… Lei ha un modello cui si ispira?
“No, voglio essere me stesso. Ovviamente guardo i grandi attaccanti, ma non ho un idolo. Non avevo poster in cameretta. Non ho mai guardato tanto calcio quando ero piccolo e per la verità neanche adesso. Quando torno a casa preferisco staccare un po’. Gioco ai videogiochi, mangio bene, mi godo la vita. E guardo il Trono di Spade, troppo bello”.
Con chi ha legato di più?
“Con chi parla inglese, per ora. Sono in stanza con Hateboer, sto imparando l’italiano. Non riesco a parlarlo se non con frasi semplici, però sul campo capisco più o meno tutto. Ma spero di impararlo. Mi piacerebbe rimanere in Italia per tanto tempo: prima devo dimostrare di essere bravo abbastanza per meritarmi un posto qui”.
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