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Villar: “Perché Veretout segna e io no! Dzeko alla Play e i pranzi con Totti, vi racconto tutto”

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A tutto Gonzalo Villar. Il centrocampista della Roma, vera rivelazione della squadra di Paulo Fonseca, si racconta a Il Tempo. Questi i passaggi principali dell’intervista: Che momento è per lei e per la squadra? «A livello personale è...
Alessandro Cosattini

A tutto Gonzalo Villar. Il centrocampista della Roma, vera rivelazione della squadra di Paulo Fonseca, si racconta a Il Tempo. Questi i passaggi principali dell’intervista:

Che momento è per lei e per la squadra?

«A livello personale è buonissimo. In parte me l’aspettavo, sin dal primo giorno volevo diventare un giocatore importante nella Roma, pur sapendo quanto fosse difficile. Esserlo diventato adesso è un qualcosa di incredibile. Anche per la squadra è un buon periodo, ma guardiamo partita dopo partita. Ora pensiamo a fare un buon risultato nella gara di andata di Europa League, poi ci ritufferemo sul campionato».


A cosa punta la Roma?

«Adesso siamo terzi e vogliamo mirare al secondo posto. Guardando sempre davanti possiamo raggiungere a fine stagione il nostro obiettivo che è quello di riportare la Roma in Champions».

Perché non vincete mai contro le grandi squadre?

«Ne parliamo molto fra di noi, ma ogni partita è stata diversa. Una volta un errore, una volta non siamo concreti, un’altra tiriamo troppo poco. Non è che abbiamo iniziato tutte quelle partite e abbiamo preso tre gol. Forse subentra un problema a livello mentale, come se questa voglia di dover battere una big ci faccia scattare qualcosa nella testa. Ci mancano piccoli dettagli, la Juventus ad esempio ha segnato alla prima occasione, a noi è mancata concretezza ma un passo in avanti lo abbiamo fatto».

Cosa pensa della situazione di Dzeko?

«Non ci piace parlare di queste cose fuori. Dico solo che Dzeko è un giocatore pazzesco e lo sceglievo da piccolo alla PlayStation».

E adesso gli indica con il dito i passaggi in campo...

«È la vita, sono diventato un joystic nella realtà! Ma se dico a Edin a chi darla, fa bene a seguirmi (ride, ndr)».

I gol sono il suo punto debole?

«È vero. In questa posizione di regista non ho molte occasioni di entrare in area, magari scarico il pallone sulla fascia a Spinazzola, penso di inserirmi, alzo la testa e vedo Veretout che sta già in area. A quel punto mi fermo, perché devo pensare alla marcatura preventiva, altrimenti se parte un contropiede prendiamo gol. Qualche volta prima della partita dico a Jordan: "Mi raccomando alterniamoci ogni tanto". Lui dice "sì sì" ma non lo fa mai e in area ci va sempre lui».

Non potrebbe tirare di più da fuori area?

«Dopo l’allenamento mi fermo a scommettere con i compagni spagnoli sui tiri. La verità è che io sono più votato al passaggio, è una cosa che ho dentro di me. Se vedo un compagno libero la passo, non calcio in porta. Ma è vero che ogni tanto dovrei essere un po’ più egoista».

Il suo rapporto con Totti come è nato?

«Appena sono arrivato a Roma l’ho incontrato per caso in un ristorante, ero lì con alcuni amici e lui era seduto a un tavolo vicino. Gli ho chiesto se potevamo fare una foto insieme e non credo lui sapesse chi fossi. Poi ci siamo visti, siamo andati a pranzo insieme ed è stato un piacere ascoltare tutte le sue storie. Sentirmele raccontare direttamente da un giocatore come Totti è stato incredibile, la mia vita è cambiata tanto negli ultimi mesi».

In cosa?

«La gente a Roma mi vuole bene, lo sento, mi fermano ovunque per fare le foto e mi dicono cose bellissime. In Spagna non c’è niente di simile, non esiste nessuna città così legata a una squadra, neppure Madrid. Se giochi nella Roma diventi quasi una divinità. Vai a fare la spesa e tutti ti parlano e ti incoraggiano. Lo trovo bello».

È l’unico calciatore che usa spesso Twitter. Come mai?

«Mi piace perché puoi leggere in un attimo tutte le notizie dal mondo. Non scrivo tanto ma mi piace tenermi informato sul calcio italiano, spagnolo e sul resto».