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Frattesi: “Da portiere a punta, non ero felice di fare la mezzala. Un mio pregio e un difetto”

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E’ Davide Frattesi uno dei protagonisti del terzo episodio di New Brothers, nuova rubrica di Inter TV. Il centrocampista ha ripercorso così i suoi inizi nel mondo del calcio: “Ho iniziato a giocare a 4 anni e mezzo, fu mamma a...
Alessandro Cosattini

E' Davide Frattesi uno dei protagonisti del terzo episodio di New Brothers, nuova rubrica di Inter TV. Il centrocampista ha ripercorso così i suoi inizi nel mondo del calcio: "Ho iniziato a giocare a 4 anni e mezzo, fu mamma a portarmi perché ero scalmanato: chiese alla pediatra se ci fosse uno sport per tranquillizzarmi, le disse il calcio. Prima piangevo perché mi stancavo: funzionò e diventò la mia passione. Lei mi voleva far star tranquillo, non era proprio passione per lei. Il tennis? Federer era il mio idolo, mi guardavo tutte le partite: mi è presa la voglia di giocarci a tutti i costi e lo incastravo nei giorni senza calcio.

Portiere? Inizialmente facevo quello, poi l'attaccante. Poi venne Franceschini e mi cambiò ruolo e mi mise a fare la mezzala: non ero d'accordo, oggi devo ringraziarlo. Il primo regalo calcistico furono delle Total 90, le scarpe di Ronaldinho: me le regalarono i nonni, ancora le custodisco gelosamente. Con la mia famiglia ho un bellissimo rapporto, cerco di portarli dappertutto. Appena posso cerco di ripagarli dei loro sacrifici, anche se non sarà possibile. Il mio più grande sostenitore è stato il nonno, mi lasciava le pagelle sulla sua porta dopo le partite.


Momento difficile? Finito il settore giovanile andai a Sassuolo, non giocavo e mi ruppi pure il quinto metatarso, fu un anno particolare. Ma non può andare sempre bene, quindi uno li mette in conto i momenti difficili. L'insegnamento più importante me lo dà il gruppo: bisogna sempre avere rispetto di tutti e saper stare con gli altri. Pregi e difetti? Il mio pregio è che quando voglio una cosa cerco di prendermela in tutti i modi, un difetto è che sono permaloso.

Come centrocampista sono un incursore, faccio diga, corro sempre: devo migliorare nella gestione della palla. Lo spogliatoio è importante, è lì che si vincono le partite: sembra una frase fatta ma è la verità. Se c'è un gruppo forte gli obiettivi diventano da impossibili a sempre meno difficili. Conta di più la determinazione del talento: ci sono tanti esempi di grande talento ma senza testa non si arriva. Ci sono invece esempi di persone che hanno meno talento ma che con la dedizione hanno raggiunto traguardi importanti", ha concluso.

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