Ora quelle intercettazioni sono le fondamenta delle accuse rivolte dai pm ai vertici del club: Andrea Agnelli, Pavel Nedved e Maurizio Arrivabene e ad altri manager, per false comunicazioni sociali per tre bilanci, dal 2018 al 2020, ostacolo alla vigilanza, aggiotaggio e false fatturazioni.
Plusvalenze e manovre stipendi sono sotto la lente di ingrandimento degli ispettori e sulle prime continuano le intercettazioni, questa volta ambientali, grazie a una microspia al ristorante “Cornoler” con protagonisti il ds Federico Cherubini e Bertola, che concordano il luogo al telefono e quindi vengono intercettati dalla Guardia di Finanza. La sera del 22 luglio i due prenotano un tavolo, a due passi dal centro e dalla vecchia sede della Juve. Questa, alla fine, è l’unica intercettazione ambientale dell’inchiesta, ma una delle più produttive, dal punto di vista investigativo, con oltre tre ore di conversazione captate.
Il “menù” della conversazione prevede calcio e affari, di plusvalenze e del capo dell’area tecnica Fabio Paratici, che da pochi giorni aveva lasciato il club, per poi accasarsi al Tottenham. «Io l’ho detto a Fabio: è una modalità lecita ma hai spinto troppo», dice Cherubini. «E lui mi rispondeva: “Non ci importa nulla, perché negli scambi se metti 4 o metti 10 è uguale, nessuno ti può dire nulla“». Il ds insiste: «Fabio ha avuto carta libera». La discussione è tale che Bertola confida: «La situazione è davvero delicata. Io in 15 anni faccio un solo paragone: Calciopoli. Lì c’era tutto il mondo che ci tirava contro, questa invece ce la siamo creata noi».
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